James May, detto anche Capitan slow per la sua capacità di perdere ogni sfida di velocità, ha il ruolo del tranquillone del gruppo, quanto a indossare camicie assurde è invece in buona compagnia. È quello che durante i road trip viene puntualmente tamponato e dice “Ouch” o, quando le cose si mettono male “Oh cock”. Al contrario degli altri ha un gusto un estetico non direttamente mutuato da un fusto di Guinnes. Possiede sia una Fiat Panda che una Rolls Royce e una Ferrari ma dice che se fosse costretto a scegliere terrebbe la Fiat, credeteci o no, di sicuro c’è che al lavoro alla Bbc ci andava proprio con il pandino. Il trio è impegnato in uno scherzo continuo ma James è quello che perde un po’ più spesso degli altri, è il tizio che fa cadere il servizio buono mentre tutti ridono. Sulla sua intelligenza rimangono aperte delle domande, nel senso che ogni tanto sembra d’intravvedere nel suo volto un bagliore di sofferenza per il ruolo, altre volte invece è bravissimo a far buon viso a cattivo gioco. Io comunque non mi stupirei se a un certo punto tirasse fuori una motosega. Per questo sospetto che sotto l’incedere da inglese per bene del suo eloquio e i suoi modi affettati si celi un cinicone peggio di Clarkson e che in fondo May sia il più sveglio dei tre, quello con degli interessi che vanno oltre il tipo di scarico che monterà la prossima Ferrari, solo che darlo a vedere deve sembrargli molto inelegante o comunque inutile agli scopi dello show. O forse niente di tutto questo. Di certo è coinvolto in una serie di gag ricorrenti, la più nota delle quali riguarda l’annuncio di mirabolanti news riguardo la Dacia Sandero, il che è ovviamente una contraddizione in termini essendo qualsiasi avvenimento riguardo la Dacia Sandero privo di alcun interesse, per chiunque, su ogni pianeta, in qualsiasi circostanza. Dacia Sandero che poi fu trovata e, distrutta durante lo speciale in Romania, dove viene prodotta.
In genere, dalla Panda in poi, James è quello che si affeziona alle macchine che gli altri non degnerebbero di uno sguardo, ma questo non gli impedisce di testare e apprezzare auto velocissime, come la nuova Ferrari LaFerrari, auto che sfida le leggi della fisica almeno quanto quelle della tautologia, né tanto meno di essere scelto per testare l’ultima versione di Bugatti Veyron e superare i 440 chilometri orari. In rettilineo, ovviamente. La cosa che più di tutte mi ha fatto sospettare qualcosa d’indecifrabile nella sua indole, è stata la scena del ritorno di Richard Hammond dopo l’incidente che gli era costato un lungo coma e mesi di convalescenza. Richard si abbraccia con Jeremy, sta poi per fare lo stesso con James e quello invece gli tende la mano, con tutta l’aria di uno che “non abbraccia i maschi” qualsiasi cosa questo significhi una volta superati i 14 anni.
Indecifrabile.
Lo Stig
“La f12 è l’unica Ferrari, fra quello ha guidato, che lo Stig acquisterebbe, se solo avesse il concetto di denaro, cosa che ovviamente non ha”
Jeremy
All’inizio del programma Clarkson e Wilman non riuscivano a trovare un pilota professionista che fosse anche in grado di dire qualcosa d’intelligente davanti alla telecamera, questione che risolsero con invidiabile pragmatismo decidendosi per uno muto. Nacque così lo Stig, il pilota senza volto (non si leva mai il casco) e senza parola. Originariamente la sua tuta era nera poi l’identità del primo pilota ad indossarla venne svelata da un giornale (si tratta di Perry McCarthy) e dalla terza stagione ci fu un nuovo Stig, questa volta tutto bianco, la cui identità fu protetta con maggiori misure di sicurezza ( lo Stig arriva sul set direttamente bardato con il casco, mangia in una stanza a parte e pochissimi oltre ai tre conduttori conoscono la sua vera identità), quando istruisce alla guida su un circuito gli ospiti che deve istruire per il segmento “star dentro un’utilitaria dal costo ragionevole”, altro classico del programma, pare finga un accento francese. Su questo non c’è certezza perché le sequenze di addestramento non vengono mostrare e le uniche laconiche parole in video dello Stig sono quelle rilasciate ad una giornalista olandese durante un servizio su Top Gear. Nel 2009 venne annunciato da Clarkson che lo Stig si sarebbe rivelato perché “stufo delle speculazioni della stampa che lo descrivevano come un venditore di fotocopie di Bolton”.
Nel programma successivo, lo Stig giuda una Ferrari Fxx sul circuito del programma piazzando un tempo mostruoso, poi una volta in studio si leva il casco rivelandosi come Micheal Schumacher.
Nonostante lo Stig abbia realmente battuto i tempi di ex piloti di formula uno sulla sua pista, quello di Schumacher era uno stunt una tantum. La vera identità del secondo Stig (il primo bianco) fu rivelata da lui stesso l’anno successivo, attraverso autobiografia che la Bbc cercò invano di bloccare in tribunale. Si trattava del pilota Ben Collins, non molto contento di non riuscire a guadagnare quanto i suoi colleghi dall’enorme successo della trasmissione. Per toglierli del tutto il pensiero la Bbc lo licenziò e dando la notizia della causa in corso non confermò ne smentì che si trattasse del vero Stig. Le reazioni comunque furono tipicamente nello stile Top gear, con James May-Captain Slow che scrisse “Ovviamente ora dovrò intraprendere vie legali perché sono stato io lo Stig per diversi anni “
Finché alla fine di uno speciale in medio oriente, conclusosi a Betlemme ,i tre trovarono in una mangiatoia un nuovo baby stig
All’inizio della stagione successiva, un mese dopo, era già cresciuto e pronto per guidare perché: “Gli Stig crescono molto in fretta”
Lo Stig nel programma è generalmente presentato dalla formula “Qualcuno dice che” seguita da due caratteristiche assurde tipo “ha paura delle campane”, “la sua t-shirt preferita ha l’immagine di una t-shirt” o “Da anni produce sperma artificiale benché gli abbiamo chiesto più volte di smettere”. Mentre guida nei “power lap” ascolta in genere musica improbabile e negli special dove deve fare cose come “prendere una metro” si dimostra assolutamente incapace di ogni forma di normalità. Lo Stig sa letteralmente fare solo una cosa: guidare veloce.
Altra caratteristica notoria dello Stig è quella di avere un famiglia molto ampia, costituita esclusivamente da cugini, che i conduttori incontrano durante i loro frequenti viaggi all’estero quando hanno bisogno di un pilota. Il cugino americano è un ciccione, quello vegano è verde, quello tedesco è identico se non per il mullet che gli esce dal casco. Il più famoso dei cugini è però probabilmente quello italiano: Bunga Bunga Stig
(Il cugino italiano dello Stig, mentre esce dal motorhome accompagnato dalle sue assistenti)
News
Il segmento news è quello dove i tre seduti su due divani danno le notizie sul mondo delle automobili, non la parte migliore dello show, nonostante abbondi di battute, ma pur sempre meglio del già citato “Star a bordo di auto dal prezzo ragionevole”, che per quanto mi riguarda è un un po’ il punto più basso del programma, con qualche felice eccezione come l’epica sfida fra Jeremy e lo spin doctor di Tony Blair, l’insopportabile Alastair Campbell. Il bello del segmento news è che comunque ogni tanto va totalmente fuori controllo
Sfide, speciali, gare e generiche follie
Oltre ai test drive, alle news, al momento dell’ospite e al defunto “Cool wall” (dove i presentatori facevano classifiche della “figaggine” delle macchine) la componente fondamentale dello show sono le sfide, gli speciali di viaggio, le gare e in generale le follie.
Fatti spontaneamente e su ordine dei “producers” che nessuno ha mai visto ma sono sufficientemente sadici per essere apprezzati da tutti, questi segmenti possono comportare viaggi in regioni remote del mondo, dall’Africa all’India, dalla Cina all’Argentina, spesso con delle limitazioni monetarie sulle macchine utilizzabili (ad esempio: comprare 3 vecchie supercar italiane per meno di 5 mila euro), poi ci sono gli speciali giornalistici sulla storia di una marca (memorabili quelli su Lancia, Saab e Lamborghini), le gare come quelle fra taxi, fra Alfa o Bmw di un determinato periodo o fra ambulanze custom-made
(la Porsche ambulanza con lo scacciabufali rimovibile di Jeremy).
Alcuni test drive sono sufficientemente assurdi per rientrare in questa categoria, molto noto ad esempio quello del Marauder, un mezzo di derivazione militare di 10 tonnellate di peso o quello fra un Ranger Rover e un altro veicolo militare in grado di guidarsi da solo. Ma gli esempi che hanno fatto la storia del programma, oltre alla già citata sfida fra il caccia Eurofighter e la Bugatti Veyron, sono la gara a freccette con le auto, effettuata con un gigantesco bersaglio dipinto in fondo a una cava e delle auto sparate con dei cannoni idraulici, l’attraversata della manica a bordo di auto modificate per galleggiare, o fra gli speciali, solo per citarne uno, quello durante il quale in Alabama, nel pieno dell’America più reazionaria e arretrata, i tre andarono in giro con scritto sulle portiere “L’amore fra uomini è ok”, “ Nascar fa schifo” e “Hillary presidente”, venendo presi a sassate da un gruppo di redneck inferociti che li inseguirono per chilometri a bordo di un furgone.
Lo stunt più famoso però è probabilmente quello del tentativo di distruzione di un pick up Toyota, nato secondo Andy Wilman dalla seguente considerazione:
“Bei filmati che arrivano dalle zone di guerra del terzo mondo vedi sempre questi pick up Toyota che non si rompono mai, a un certo punto abbiamo pensato che fossero un po’ come gli scarafaggi dopo una guerra nucleare”
I tre cercarono in tutti modi di distruggere un pick up Toyota rosso, schiantandolo contro un albero, lasciando alla mercé delle maree, dandogli fuoco e infine piazzandolo sul tetto di un palazzo destinato a una demolizione programmata. Con il solo ausilio di un meccanico che poteva utilizzare esclusivamente utensili base e a cui era stato fatto divieto di sostituire anche un solo pezzo, il Pick up ripartì ogni volta. Alla fine l’indistruttibile Toyota, sopravvissuto a tutti i tentativi di distruzione, venne esposta nello studio dove è rimasta fino a fatti che hanno coinvolto Jeremy Clarkson
Jeremy
Tutto quello che abbiamo visto fino ad ora è molto bello interessante e ma non sarebbe mai stato il successo planetario che è stato se non fosse stato per Jeremy Clarkson.
(Non il tipo di tweet che farebbe Fabio Fazio )
Dei tre presentatori Jeremy è il più caustico, quello che bulleggia serialmente gli altri due e che non fa mistero di essere il più scorretto politicamente, i suoi soci sono infatti sostanzialmente d’accordo su tutto, ma il più delle volte solo tacitamente. Co-ideatore del format e proprietario fino al 2012 di parte dei diritti, li ha poi ceduti in alla Bbc sia per soldi (molti soldi) che per arginare il crescente risentimento di May e Hammond che fino a quel momento in un certo senso erano sui dipendenti.
Conservatore di fatto anche se mai dichiarato esplicitamente, vicino di casa del primo ministro Cameron, ha in odio soprattutto ambientalisti, ciclisti ed autovelox. Appassionato di storie di guerra ha inserito più volte mezzi e uomini dell’esercito inglese nelle puntate di Top Gear, ed è autore anche di diversi documentari a tema non automobilistico, principalmente riguardo storia e tecnologia.
“Esagerato” è comunque l’aggettivo che descrive meglio Clarkson quando parla di auto, anche se il suo superare gli argini è quasi sempre accompagnato da una certa ironia. Un esempio di grandeur comica clarksoniana è “il test drive più costoso della storia” fatto alla Bmw x6, una prova durante la quale dall’Inghilterra si recò in Australia per controllare che il meccanismo d’apertura dello sportellino sul cruscotto funzionasse anche nell’altro emisfero (funzionava), in Spagna per testare le sospensioni, sulle alpi per la tenuta sulla neve, a Bangkok per cercare la metafora conclusiva della prova, e infine alle Barbados per capire se era meglio spendere i soldi del prezzo dell’x6 per una lunga vacanza ai tropici. Risposta: Sì, era meglio.
Di certo non progressista, ma più individualista e libertario che Tory, Clarkson è il terrore dei produttori di auto nei confronti dei quali non ha alcun timore reverenziale, è in grado di distruggere un auto come di esaltarla e qualche volta di fare entrambe le cose, come con la Lexus Lfa che ha inizialmente disprezzato salvo poi eleggerla recentemente “auto migliore di sempre”. I suoi giudizi sullo stesso modello possono cambiare negli anni a seconda di quello che nel frattempo è successo nell’industria automobilistica (idee che sembravano geniali possono essersi dimostrate pessime e viceversa) o perché magari l’auto in questione ora è nelle sue mani e non in quelle dei May o di Hammond. La dinamica del programma vuole infatti che i tre insultino sempre l’auto degli altri, ma anche questo è uno stratagemma narrativo per parlare delle caratteristiche delle auto senza annoiare il pubblico. Tenete sempre a mente l’alternativa con le palline da tennis nel bagagliaio.
Dal canto suo Clarkson, nonostante la platea di spettatori sterminata, ha sempre ripetuto di non avere alcun reale potere d’influenzare il pubblico, citando il caso della Ford Orion, che nonostante un test drive disastroso a sua opera, divenne comunque un best seller in Inghilterra. Le case produttrici non sono sempre d’accordo e ogni tanto mettono il veto su di lui (la Porsche ha fornito alcune auto al programma solo a patto che a guidarle non fosse Clarkson) e poco prima della sospensione la sfida fra le tre hypercar Ferrari LaFerrari, McLaren p1 e Porsche 918 spider è stata ostacolata dalle richieste di Mclaren e Ferrari che chiedevano condizioni molto particolari per acconsentire al suo svolgimento. Per andare sul sicuro Ferrari aveva anche minacciato di bando a vita chiunque fra i suoi clienti avesse fornito il proprio esemplare a Top Gear per permettergli di realizzare la prova, in altri casi alcune marche hanno fatto direttamente causa dopo dei test particolarmente disastrosi e controversi. Se alcuni temono Clarkson, altri invece lo ringraziano come la Toyota o come, probabilmente, dovrebbero fare i produttori italiani. Dal canto mio apprezzo il programma ma non per questo mi sento chiamato in causa per il fatto di guidare una vecchia Peugeout, una delle marche più disprezzate da Clarkson, quindi capisco il teorema della Ford Orion, anche se certo se lavorassi al marketing della Mercedes ogni volta che una stella a tre punte fa capolino sulla Bbc mi verrebbe un attacco di panico.
Il nazionalismo di Clarkson
Per Clarkson francesi sono “comunisti” perennemente intenti a fumare sigarette e scioperare (ma anche quella che per Top Gear è la peggiore marca di auto del mondo ha fatto la Peugeot 205 gti, un auto che i tre ritengono mitica), ma i suoi veri arci-nemici sono i tedeschi e gli americani (detti anche “United States of Total Paranoia”), benché l’edizione a stelle e strisce di Top Gear, avvincente come una riunione al ministero delle pari opportunità, generi milioni di dollari di introiti per la Bbc. Alla sfida contro i conduttori dell’edizione tedesca di Top Gear, tenutasi in un circuito del Belgio, i presentatori inglesi sono arrivati a bordo di tre Spitfire dell’aeronautica inglese, salvo poi combattere gli avversari nelle solite modalità tendenti al demenziale. Durante uno speciale ambientato in Germania in cui una delle pensate dai sadici producer era riempire le auto dei presentatori con un quartetto di suonatori baveresi in lederhosen, Clarkson salì sul tetto della sua Bmw cercando piuttosto di farsi colpire da un fulmine. Al tempo stesso però una delle sue auto preferite è la Mercedes SLS Roadaster della quale dice
“Le auto al giorno d’oggi sono così sicure, rifinite, e sono tutte costruite in fabbriche multietniche, prive di cereali e con uno sguardo puntato agli orsi polari ma questa no. Questa è un gigantesco dito medio all’intero concetto degli eco-ismi sostenibili, è appropriata al nostro tempo come un completo elegante ad una raffineria di petrolio, e io adoro tutto questo “
Le auto possono passare tranquillamente sopra le nazionalità. E non solo le auto. La chiave del nazionalismo di Clarkson alla fine è tutta qua, è grossomodo una boutade in cui crede tutto sommato fino a un certo punto, è soprattutto un modo a buon mercato per avere una joke-opportunity, per cui è abbastanza normale che trenta secondi dopo aver parlato male di tedeschi o francesi sia il primo a difendere la superiorità dell’ingegneria automobilistica europea tutta su quella del resto del mondo.
Clarkson e l’Italia
Un gran numero di prove ed speciali di Top Gear sono ambientate nel nostro paese, i tre vecchiacci motorizzati l’hanno girata in lungo e in largo da Bologna a Venezia, dalle Dolomiti a Roma, da Lucca e Lecce, trasmettendo i suoi paesaggi e suoi monumenti in tutto il mondo, d’altrocanto, se non ci pensiamo noi, almeno che lo faccia qualcuno. L’ammirazione per l’Italia si estende anche alle sue auto, specie quelle in grado di generare emozioni come Ferrari, Lambo, Maserati, Alfa e Lancia. Auto spesso imperfette che però a Clarkson e i suoi piacciono proprio per questo, il che ovviamente è anche un cliché, una cosa che a Top Gear sono troppo svegli per non capire, e infatti hanno auto-stigmatizzato nella prova in cui James May ha tentato di recensire un’Alfa 156 senza usare frasi fatte su quanto cuore hanno le auto italiane. Ogni volta che cadeva in luogo comune doveva mettere dei soldi in un salvadanaio fissato sul cruscotto, salvadanaio che alla fine della prova, nonostante le buone intenzioni, era ovviamente pieno. Durante la puntata italiana di Clarkson and the others, un programma di molti anni fa in cui Clarkson andava in giro per diversi paesi europei a parlare di auto e di costumi altrui, ci sono almeno due momenti notevoli: il primo è l’intervista dall’avvocato Agnelli, il secondo è l’incontro in cima alla pista del Lingotto a Torino con Pininfarina, Giugiaro e Bertone per parlare dell’eccellenza italiana del design, in cui la Torino di quegli anni viene definita Silicon Valley delle auto. Altri tempi, a cui sarebbero seguita la cessione di molte aziende del distretto a investitori stranieri. Clarkson talvolta crede nell’industria italiana anche più degli italiani se è vero che ha dedicato una lunga, e bellissima, prova alla Discovolante, l’elaborazione di un’alfa 8c fatta dalla carrozzeria lombarda Touring Superleggera, un’azienda i cui portavoce hanno recentemente dichiarato al Corriere della sera di non riuscire a soddisfare tutte le richieste perché non riesce a trovare battilastra.
Le polemiche
Nel controverso speciale ambientato nella terra del fuoco, la troupe ha rischiato un altro linciaggio perché la targa della Porsche 928 che guidava Clarkson sembrava contenere un riferimento alla guerra delle Falkland che vide opposte proprio l’Inghilterra e l’Argentina. La sequenza finale dello speciale prevedeva una partita di calcio-automobilistico fra la squadra dei padroni di casa e quella inglese, una sfida mai realizzata perché un nutrito gruppo di veterani di guerra argentini ha prima minacciato poi aggredito a sassate la carovana dello staff tecnico del programma.
In seguito un giudice argentino ha stabilito che la provocazione era intenzionale mentre un’indagine interna alla Bbc ha invece assolto i produttori del programma, avallando la versione secondo la quale si è trattata di pura casualità, come attraverso il suo sito Top gear aveva sostenuto da sempre.
Il programma che ha fatto dell’esagerazione, dell’irriverenza e dell’incapacità di adeguarsi alle richieste della correttezza politica del suo tempo il marchio di fabbrica è da tempo al centro delle polemiche, che appaiono in molti casi infondate e rigettate con classe, ma non sempre.
Nella prima categoria ricade sicuramente la risposta data a chi aveva criticato Clarkson e James May per aver bevuto Gin mentre guidavano un fuoristrada Toyota sul ghiaccio dell’artico.
“Tecnicamente attraversavamo un’enorme distesa di acqua ghiacciata non stavamo guidando, ma navigando”
Oppure la famosa battuta sui camionisti
“Fare il camionista è un lavoro duro: cambia marcia, cambia marcia, cambia marcia, controlla gli specchietti, uccidi una prostituta, cambia marcia, cambia, uccidi, è un sacco di sforzo in una giornata”
è, molto semplicemente, una battuta.
Nella seconda si piazzano invece la filastrocca razzista mugugnata da Clarkson durante una prova, cosa per la quale poi si è scusato in video, dicendo che si trattava di un take che non doveva andare in onda.
L’ultima controversia, quella che ha portato alla sospensione del programma e alla definitiva messa al bando di Clarkson dalla Bbc è stata la rissa con il producer Oisin Tymon. Inizialmente imputata al fatto che Clarkson non avrebbe trovato ad attenderlo, dopo una lunga giornata di riprese, del cibo caldo, secondo fonti vicine al conduttore sarebbe invece stata causata da un mix di tensioni produttive, dai rapporti degradati con la rete, e dal nervosismo per una serie di problemi di salute.
Ad ogni modo Clarkson ha riconosciuto le sue colpe ma né questo, né il milione di firme raccolte fra i telespettarori ( tra cui, lo confesso, anche la mia) e portate presso la sede della Bbc da un fan travestito da Stig, sono serviti ad evitargli la cacciata.
(per la cronaca il carro armato si è rotto a pochi metri dalla sede della Bbc)
Ironia della sorte il rinnovo del contratto che era inizialmente stato fissato pochi giorni dopo la rissa sarebbe dovuto essere probabilmente quello per l’ultimo biennio o al massimo triennio dello show, perché i tre presentatori ritenevano che a quel punto sarebbero stati troppo vecchi per andare ancora in giro a fare i cazzoni a bordo di automobili improbabili.
La tv che va contro le regole della tv
“Ogni settimana c’è qualcuno che si lamenta e chiede la fine di top gear. Ma se incominci ad ascoltare quelli che si lamentano, finisci col fare qualcosa di annacquato e noioso. Quindi dobbiamo praticamente ignorare chiunque per poter fare lo show che abbiamo in mente di fare”
Jeremy Clarkson
Top Gear è un caso di tv di successo che va contro molte delle regole della tv contemporanea e in questo c’è molto del fascino che suscita. Per prima cosa è uno show fatto con un cast riunito attorno a una sola caratteristica: è fatto di autentici conoscitori ed entusiasti della materia di cui tratta.
Quando le statistiche mostrarono che una parte importante del pubblico era giovane e cool era ai piani alti della Bbc provarono a sostituire Richard Hammond con un presentatore effettivamente giovane e cool, non cioè un tappetto un po’ meno vecchio degli altri e con la camicia aperta. Gli altri però gli fecero quadrato attorno e lo difesero. Lo stesso accadde quando la rete si accorse che quasi metà del pubblico del programma era composto da donne e incominciò a ventilare l’ipotesi di inserire una conduttrice donna ma anche in questo caso, forti dei risultati, il team di Top Gear indicò loro la porta.
Il motivo per cui Top Gear funziona, al di là del budget infinito, dell’incredibile qualità delle immagini, delle battute e del ritmo, è che si ha sempre la sensazione di essere di fronte a qualcosa di autentico. Un’autenticità che non si crea con uno specchiarsi basico e banale dello spettatore nel segmento sociale che vede ricostruito artificialmente sullo schermo: giovane modaiolo con giovane modaiolo, donna con donna, come se gli esseri umani fossero incapaci di appassionarsi ad altro che a versioni stereotipate e imbellettate di sé stessi, uno dei grandi capisaldi del pensiero televisivo dominante, appoggiato in questo dalla spirito lottizzante del politically correct, non importa quante siano le eccezioni di successo.
In un mondo ossessionato dal correttezza politica, in special modo nella cultura anglosassone, Clarkson, May e Hammond ottengono l’interesse e l’affetto degli spettatori parlando delle cose come sono, non come dovrebbero essere, e nel farlo mettono tutto se stessi, fino talvolta a rischiare la vita nelle riprese più spericolate.
È proprio questo che gli porta ad avere 350 milioni di spettatori in tutto il mondo.
Alle volte le cose sono più semplici di quanto si direbbe.
Il pilota in rivolta
Se uno di noi morisse durante le riprese siamo d’accordo che dopo l’annuncio “Jeremy è morto durante le riprese di questo servizio” debba essere “anyway…”. Qualcosa come: Ad ogni modo (anyway) le nuova Vauxall Cectra…
Nessuno dei protagonisti è morto ma c’è da chiedersi a questo punto se i tre boys approderanno ad un nuovo canale, magari un broadcast americano come Netflix o Amazon, quanto rimarrà della loro alchimia quasi illegale e del politicamente scorretto nella patria mondiale del controllo militare delle parole: gli Stati Uniti.
Se invece finiranno su un canale tradizionale come potranno permettersi la stessa libertà con produttori di auto che saranno inserzionisti della rete per milioni di euro?
Paradossalmente per il vecchio reazionario Jeremy Clarkson quella Bbc che lo sopportava malvolentieri era forse il miglior ambiente possibile, ma ora la convivenza sembra finita per sempre.
Per il momento le uniche certezze è che fuori dalla Bbc il programma non potrà chiamarsi Top Gear, e che Clarkson non starà a lungo con le mani in mano
“Top gear è morto, anyway…”